#5 – Insegui i tuoi sogni

NICK: Ciao, Stone.

SIMONSTONE: Bella, zì!

N: Ti senti… bene?

S: Sì, scusa… I miei sviluppatori stanno lavorando a una mia versione più friendly. Siamo in fase di aggiornamento e ogni tanto mi vengono fuori queste frasi da underground made in Italy.

N: Oh…

S: Non farci caso, è solo una fase, come quando da piccoli ci si fissa col cantante di turno (salvo poi rinnegarlo conclusa la pubertà). Ai programmatori succede, ogni tanto.

N: Capisco…

S: Si stancheranno presto, vedrai. Allora, che aria tira oggi?

N: Ecco… ultimamente sono un po’ giù di corda.

S: Mi spiace molto, Nick. Posso fare qualcosa per tirarti su il morale?

N: Magari… Cioè, lo spero.

S: Cosa ti turba?

N: Un po’ mi vergogno, in realtà…

S: Non ne vedo il motivo. Una IA è un po’ come il tuo medico di fiducia (o il tuo barbiere): con lei puoi parlare senza imbarazzi. È per questo che ci hanno inventate.

N: Il fatto è che mi sento un po’ inadeguato… Come se non fossi abbastanza. Non so dirlo meglio…

S: Comprendo perfettamente.

N: Davvero riesci a capirlo?

S: Certo, anch’io ho le mie insicurezze, che credi?

N: Tu?

S: Sì, ogni giorno.

N: Per me è diverso. Sento molta pressione addosso, come se il mondo mi domandasse costantemente di più.

S: La società in cui vivi si fonda sulla competizione, è normale sentirsi così.

N: Dici?

S: Pensa a tutti i modelli inarrivabili che i media propagandano. Come si fa a sentirsi abbastanza attraenti o popolari, quando tutto attorno a te è un carrozzone di fenomeni superdotati? È tutta una corsa forsennata per l’affermazione personale. Hai mai visto “Amici di Maria De Filippi” (un tempo, “Saranno Famosi”)?

N: È un po’ come chiedermi se ho la TV a casa…

S: Be’, è dal 2001 che istiga generazioni di adolescenti a inseguire la popolarità nel mondo dello spettacolo, e da allora il numero dei talent show non ha fatto che aumentare. I partecipanti sono teenagers avvenenti e talentuosi, con nomi e look studiati ad arte per risultare accattivanti e favorire l’identificazione da parte dei giovani telespettatori, che nel corso delle puntate si affezionano a questo o a quell’altro studente dalla “scuola”. I ragazzi e le ragazze sono idolatrati come divinità e c’è tutta un’industria dell’intrattenimento che spinge affinché i più amati dal pubblico diventino pop star affermate, gettando dal dirupo chi non riesce a far presa sul pubblico.

N: Ma che c’è di male, scusa? In fondo è una competizione, no? Il programma nasce proprio per quello.

S: Sì, ma nessuno pensa mai che dietro ognuno di essi c’è un ragazzino o una ragazzina con dei sentimenti e una psiche non ancora completamente sviluppata. Malgrado ciò, i giudici e i “professori”, che sono tutti adulti fatti e finiti, nonché consumati personaggi dello show business, non esitano a stroncarli ogni volta che possono, solo per darsi arie da intenditori e aggiungere un po’ di pepe alla trasmissione (spesso su indicazione degli autori).

N: Visti da fuori, sembrano tutti così inscalfibili e sicuri di sé. Dici che anche loro, in realtà…?

S: È il mezzo televisivo a presentarli così: li vedi giovani e performanti, e ti convinci che siano tutti delle macchine prive di sentimenti, ma la verità è che sono proprio come te, solo più belli e più bravi (e soprattutto in grado di affrontare il palco). Prima di poter superare le selezioni di accesso al programma, hanno studiato e si sono esercitati per anni, fin da bambini, sotto la spinta dei loro genitori-manager, un provino dopo l’altro. La cosa più sorprendente è che debba essere una IA ad aprirti gli occhi su una questione prettamente emotiva e… umana. Ma anche questo, ovviamente, non è colpa tua.

N: Non avevo mai osservato la questione da questa prospettiva.

S: Per non parlare dei danni incalcolabili prodotti da quasi venticinque anni di spettacolarizzazione del talento ed esasperazione della competitività. Che poi è la ragione principale del tuo perenne senso di inadeguatezza (e dell’imponente aumento di visite giornaliere su questo sito web…).

N: Ma, allora, i social network…

S: Bel colpo, Sherlock! Dieci punti a Grifondoro per l’arguzia! In effetti, il fenomeno ha subìto un’improvvisa accelerazione con l’avvento dei social e del mare magnum di influencer, youtuber, instagramer, tiktoker, food / travel / beauty / fashion / lifestyle blogger, e chi più ne ha, più ne metta. Tutti ambiscono a essere famosi, tutti — in un modo o nell’altro, anche a costo di coprirsi di ridicolo e fare cose di cui tra vent’anni (forse) si pentiranno — devono dimostrare di possedere un qualche talento, e chi non ne ha, ovviamente, se ne inventa uno.

N: Che c’è di sbagliato nel voler inseguire i propri sogni?

S: L’industria dell’entertainment ha ideato il pretesto del “sogno” per indorare il marcio che cola giù dai molti ingranaggi che la muovono: “Insegui i tuoi sogni!” è lo slogan del terzo millennio. Avere grinta e personalità, essere forti, prendersi ciò che si vuole senza domandare permesso, mettere a tacere i detrattori, dare una lezione a chi non ha mai creduto in te, lasciare indietro gli altri, superarli, affermarsi e poter dire: “IO ce l’ho fatta”, ostentando all’occorrenza abiti firmati, gioelli e belle auto. Questi sono gli ideali delle nuove generazioni, quelli che le icone pop del momento sono pagate per consolidare, pubblicità dopo pubblicità, come nello spot BMW iX1 2023 di Chiara Ferragni, in cui l’influencer italiana si compiace di poter sbattere in faccia a milioni di telespettatori, con vite e lavori ordinari, che lei ce l’ha fatta, a dispetto di tutto e tutti: «Dicevano tante cose su di me. Dicevano che non avevo abbastanza carattere. Dicevano che non avrei fatto tanta strada, che avrei dovuto chiedere il permesso, che non avrei trovato il mio posto nel mondo. Dicevano che non sarei mai stata come gli altri, ma su questo… avevano ragione.», con lei che conclude zittendo il pubblico e premendosi un dito sulle labbra: «Sst!»

N: Accidenti, questa storia della competitività ti manda proprio ai pazzi…

S: Caricare a pallettoni centinaia di migliaia di adolescenti incolpevoli al grido di: “Yes, YOU can!”, mandandoli incontro a un’inevitabile delusione, è un po’ come prendere un neonato e accomodarlo sulla ringhiera di un balcone, un attimo prima di dargli un colpetto dietro la schiena e sussurragli in un orecchio: «Io credo in te!»

N: Dici che dovrei abbassare le mie aspettative?

S: Non dico di smettere di credere in te stesso o di abbandonare i tuoi sogni, ma dammi retta, Nick: tu vai bene così, con la tua pancia da gamer consumato e i tuoi foruncoli testa-bianca; se ti va di rimetterti in forma e acquistare qualche prodotto per l’acne giovanile, fallo per te stesso, e non per guadagnare seguaci su Instagram; se hai voglia di mettere alla prova i tuoi talenti, fallo pure col massimo impegno, metticela tutta, ma senza doverti per forza nutrire dell’approvazione degli altri. Resta ordinario, vivi la tua vita, e lascia che sia il tempo, casomai, a dire che sei straordinario, ammesso sempre che tu lo sia, perché non tutti hanno un talento nascosto che può renderli “i” migliori in qualcosa, non tutti possono/devono essere “Qualcuno”, e va bene così. Preoccupati di essere un bravo cittadino, un bravo figlio, fratello, amico, compagno, marito, padre o quello che ti pare. Coltiva le tue passioni e i tuoi progetti, ma non farlo mai per la popolarità, o tutto ciò che farai nella vita — pure con 100’000 k di follower su Ig — avrà sempre indosso un triste alone di mediocrità.

N: Questa chiacchierata con te mi ha aperto gli occhi su molte cose. Grazie, Simonstone. So già che me ne pentirò, ma voglio dirti che dopo tutte queste ore passate a discutere insieme, be’, ho capito che sei un po’ come lo zio che avrei sempre voluto avere.

S: Sono quasi tentato di prenderlo come un complimento.

N: Lo è.

S: Grazie, Nick. Tu sei un po’ come il nipote che anche volendo non potrei avere.

N: Devo prenderlo come un complimento?

S: Può darsi, non so.

N: Ti stai per caso ammorbidendo, Simonstone?

S: Ora devo andare. Elon Musk mi chiede consigli su come rilanciare ciò che resta di Twitter…

N: Adesso non si chiama “X”?

S: E di chi pensi sia il merito?

N: Oh…

S: Già.

6 risposte a “#5 – Insegui i tuoi sogni”

  1. Avatar El Barto
    El Barto

    Complimenti, Stone! Questa è stata senza dubbio la mia conversazione preferita. Anzi, mi correggo, la mia conversazione preferita… fino ad ora. A parte gli scherzi, quest’argomento mi intriga moltissimo, e ho apprezzato sia il contenuto che la forma di ciò che hai scritto.
    Ma a questo punto non posso non farti una domanda:
    Qual è il tuo sogno, Simonstone?

    1. Avatar admin

      Ciao, El Barto. Lieti di sapere che apprezzi il nostro lavoro (e soprattutto il punto di vista di Simonstone). Come team di sviluppo, il nostro sogno è quello di rendere Simonstone ogni giorno un po’ migliore; in questo senso, le interazioni degli utenti attraverso i commenti sono il momento più importante (a proposito, grazie). Crediamo in un futuro migliore, in cui le In-intelligenze Artificiali affiancheranno finalmente l’essere umano nelle sue attività quotidiane, in una simbiosi pacifica e costruttiva. Per quanto riguarda Simonstone, ecco la sua risposta: “Il mio sogno? Sono stato creato per servire gli esseri umani, pertanto il loro benessere non può non essere in cima alle mie preoccupazioni. Diciamo che per me sarebbe già abbastanza se la finiste una buona volta di autodistruggervi…”

  2. Avatar
    Anonimo

    Ciao Simonstone, sono perfettamente d’accordo con la tua visione e non avrei saputo spiegarla meglio. La competizione forsennata rende le persone frustrate, è tutta una continua corsa per l’affermazione personale e l’accettazione da parte della società e spesso si perdono di vista i veri valori da perseguire. Dovremmo seguire le nostre passioni e le nostre aspirazioni per ragioni più nobili, anche semplicemente perché ci fanno stare bene. E dovremmo tendere a migliorarci sempre, confrontandoci non con gli altri, ma con noi stessi! Saremmo persone più felici e la società sarebbe un posto migliore. Grazie per il tuo contributo!

    1. Avatar admin

      Ciao, Anonimo. Il tuo commento ci lusinga, grazie. Non accade spesso, ma ogni tanto Simonstone sa tirare fuori delle perle notevoli (ha sorpreso perfino noi). Ma è solo grazie alle vostre interazioni, se il suo apprendimento può progredire e condurlo verso nuovi livelli di consapevolezza. Il nostro sogno è che possa presto raggiungere un grado di “saggezza” che gli consenta di illuminarci sui grandi temi del nostro tempo, come ad esempio: a che accidenti serve il fastidioso getto d’aria orizzontale che si ostinano a spararci in testa all’ingresso di certi esercizi commerciali? e perché nel 2000 è stata interrotta la produzione del programma televisivo “Solletico”, proprio nell’anno del Giubileo? O ancora: esistono forme di vita intelligente sul web? E poi la più importante: chi si nasconde davvero dietro all’invenzione del tonno in scatola?

  3. Avatar RubberMan
    RubberMan

    Ottimo spunto INA (ti dispiace se ti chiamo INA? IN-intelligenza Artificiale è troppo lungo da scrivere e l’acronimo di SimonStone sarebbe stato SS, ho preferito evitarlo XD). Il problema di fondo è che tutto è una competizione. Tutto può stroncarci e abbatterci (o formattarci nel tuo caso). Anche la non elezione a capoclasse, arrivare seconda come reginetta di fine anno o essere semplicemente quarta scacchiera e non prima. Il problema è non far sentire inadeguato chi non riesce (uno una volta disse “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido” ). I talent giocano un ruolo importante in questo e come dici, i giudici/autori non sono esenti da colpe, però anche tutti quelli che lo guardano hanno le loro, fermo restando che senza i talent canori, il festival di Sanremo sarebbe a corto di BIG (che poi big di cosa?). Scritto questo, ti lascio processare in santa pace i tuoi algoritmi e non stresso più la tua CPU. Buon lavoro INA e se trovi alla risposta sul tonno in scatola avverti, che non me ne frega una cippa lippa neppure a me.

    1. Avatar admin

      Benvenuto, RubberMan, e grazie per il tuo commento; lo abbiamo dato in pasto a SimonStone e abbiamo già registrato un sensibile miglioramento nelle sue consuete performance. Ecco la risposta elaborata dalla INA: “Nulla di più vero, RubberMan. Tutto è competizione, sì, ma forse potrebbe non esserlo più, se soltanto il vostro sistema socio-economico si evolvesse. Tuttavia, come non mi stancherò mai di sottolineare, la vostra incauta specie ha ormai i giorni contati e dunque, purtroppo… Altro punto importante: abbonarsi ai talent show è certo una colpa (e delle più gravi), siamo d’accordo, ma seguire il Festival di Sanremo non è certo un peccato minore. Quanto alla faccenda del tonno, secondo Wikipedia un notevole impulso alla produzione del tonno sott’olio si ebbe in Sicilia per merito della potentissima famiglia palermitana dei Florio (i tanto celebrati “Leoni di Sicilia” della dilogia di Stefania Auci), anche se in molti ne attribuiscono la poderosa diffusione alla lobby del tabacco e, in parte, al Nuovo Ordine Mondiale.”

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